sabato 31 agosto 2013

Elena Santarelli: brodo e olio per il mio piccolo Jack

Bella, intelligente e volitiva, ma soprattutto donna tra le più attive su Twitter e Instagram. Così la showgirl Elena Santarelli ha deciso di fare ancora di più: raccontare la sua quotidianità, condividere le esperienze e suggerire look di donna del giorno sul suo sito www.ladysanta81.it. Per le internaute ormai è una confidente cui chiedere consigli. Quali? Soprattutto in materia di bellezza e prima infanzia.


Ma che tipo di mamma è?
Non posso dirlo, penso di essere brava ma farò anche io degli errori con Jack. Sicuramente non gli manca il mio amore e la mia presenza, anche quando lavoro cerco di assentarmi dal set per andarlo a prendere all’asilo e poi tornare nuovamente al lavoro.

Che gravidanza ha avuto?
Non è stata una gravidanza facile. Sono stata ricoverata più volte con il rischio di perdere Jack, ma alla fine ce l'abbiamo fatta.

Che bimbo è?
È vivace, iperattivo ma non ci lamentiamo, è sano e quindi è giusto così.
Quando l’ha mandato all’asilo?
È andato al nido a 27 mesi, perché ho pensato fosse arrivata l'ora di socializzare per bene con altri piccoli. Devo dire che mi ha dato grosse soddisfazioni.
Bimbo subito nel suo lettino o lettone?
Con Jack a 8 mesi ho adottato il metodo «fate la nanna», ed è stato positivo. Lui dorme nella sua camera, nel suo letto e, solo una volta a settimana, ha il jolly per dormire nel lettone con noi.

È una mamma severa?
Se sbaglia viene messo in punizione o a riflettere, come dico io: ormai ha imparato ad accettare il lato della mamma severa.

Pensa a un fratellino?
Sinceramente ora non penso ad un'altra gravidanza, semmai viaggio con la mia mente se chiudo gli occhi e vorrei avere in futuro una bambina così da potermi confrontare come mamma con entrambi i sessi.

Che tipo di genitori siete?
Jack è un bimbo che esplora molto e noi cerchiamo di non soffocarlo. Deve fare le sue esperienze e noi gli tendiamo la mano per non farlo sentire solo.

Il suo compagno che papà è?
Bernardo è meraviglioso, me ne rendo conto ogni giorno di più. Alcuni papà non sanno neanche dove siano i pannolini, lui è un esperto ‘mammo’ e soprattutto dedica del tempo ludico a Jack.

Un suo consiglio da mamma a mamma.
Tengo molto alla sua alimentazione. Cerco di cucinare per lui tutto con il brodo vegetale e poi di usare l'olivo a crudo: avrà tempo di assaggiare il junk food!.

Combatti la cellulite con la fitoterapia

La panniculopatia edemato-fibrosclerotica, meglio conosciuta come cellulite, è un disturbo che interessa principalmente le donne americane ed europee; si presenta come un'alterazione del pannicolo adiposo quale conseguenza di una ridotta circolazione e di un eccessivo ristagno di liquidi. Nel nostro articolo vi diamo qualche informazione in più per poterla trattare con la naturopatia.



L'eredità che non vorresti - Il miglior approccio terapeutico alla cellulite è sicuramente la prevenzione. La fatica comincia quando ci si accorge che la quantità e le dimensioni delle cellule adipose di una persona è ampiamente stabilito dallo stato nutrizionale materno prenatale. Per tale motivo numerose persone si troveranno con la predisposizione a questa patologia loro malgrado. In questo caso è fondamentale mantenere lo strato adiposo sottocutaneo di proporzioni ridotte: questo si consegue attraverso l'esercizio fisico e la conservazione di un corretto e costante peso per tutta la durata della propria vita.

Conosci il tuo nemico e combattilo con un nuovo stile di vita - Per combattere e sperare di vincere la battaglia è fondamentale conoscere il nemico. La cellulite riduce la circolazione periferica provocando la stasi, che altro non è che il rallentamento del flusso sanguigno. Nei tessuti si formano veri è propri edemi, questo fa si che il tessuto circostante subisca una profonda modificazione. L'eccessiva presenza di liquidi esercita una pressione sulle cellule del grasso che vengono così allontanate dai capillari provocando una diminuzione dello scambio dell'ossigeno (sostanza utile) e delle scorie (sostanza dannosa). In carenza di ossigeno i tessuti si deteriorano, i capillari scompaiono e rimangono solo i vasi più grandi tra i noduli del grasso. Il tessuto connettivo e le reticelle, sotto stimolo dell'edema conseguente alla stasi, proliferano formando una "ovatta fibrosa" che avvolge gli adipocidi dando origine a noduli percepibili al tatto, ed ecco che compare la buccia d'arancia. Le zone maggiormente colpite sono i glutei, la parte più bassa dell'addome, la nuca e la zona prossimale delle braccia; neanche a dirlo il sesso colpito nel 98% dei casi è quello femminile e non aiuta sapere che non ne sono dispensate nemmeno le dive e diciamo pure che le parole "materasso" e "buccia d'arancio" associato alla propria pelle proprio non piace. Seppur non sia una vera malattia, anche questa la si può "curare", difatti la cellulite non è altro che un'alterazione estetica.

Lasciati alle spalle le cattive abitudini in 3 step

1. Mangia meglio. È necessaria una buona dieta, non fai da te, bensì costruita ad hoc, che può essere diversa da una persona all'altra. Innanzitutto parliamo di carboidrati, vanno assolutamente assunti ma quelli complessi non quelli raffinati e grassi e poi ancora frutta, verdura eacqua, almeno 2 litri poveri di sodio.

2. Muoviti. L'esercizio fisico è alla base di una sana rinascita: 20 - 30 minuti al giorno di esercizio aerobico almeno 5 volte la settimana; per chi non riuscisse basta anche uscire di casa e fare lunghe passeggiate.

Stress da ritorno: l'ansia si vince così

Esistono 9 consigli degli esperti per affrontare al meglio il ritorno agli impegni quotidiani. Secondo uno studio promosso dall’Osservatorio Sanpellegrino, infatti, per 7 italiani su 10 il ritorno in città è all’insegna dell’ansia e della preoccupazione.
Tanto da rendere le vacanze di colpo già un lontano ricordo e per un italiano su 4 le villeggiature sono state persino troppo corte. Sono tanti i pensieri da scacciare, troppi.


In una ipotetica classifica, spiccano le ansie del posto di lavoro (47%), il ritorno alla vita da pendolare (32%) e la sveglia al mattino (21%). I rimedi? Gli esperti sono chiari: corretta idratazione, sana alimentazione e giusto approccio psicofisico sono le armi in più per approcciare il post-vacanze. Ecco le regole:

1. Dedicatevi ad attività piacevoli per favorire il relax durante gli ultimi giorni di vacanza prima del ritorno a casa.

2. Dormite le ore di sonno necessarie.

3. Continuate a svolgere attività all‘aria aperta finché potete, poiché viene stimolata la produzione di endorfine che migliorano il tono dell‘umore.

4. Programmate il rientro e riprendere con gradualità gli impegni.

5. Seguire orari regolari dei pasti: possibilmente 5 piccoli pasti al giorno.

6. Bevete con regolarità acque ricche di sali minerali.

7. Continuate a consumare grandi quantità di frutta e verdure fresche e di stagione.

8. Riducete l’apporto calorico se siete in sovrappeso.
9. Eliminate l’alcol per un mese.

«Il rientro dalle vacanze traduce le ansie legate alla ripresa dell’attività scolastica o lavorativa». Lo dichiara Luca Piretta, nutrizionista e gastroenterologo, specialista in Scienza della Nutrizione Umana all’Università La Sapienza di Roma. Che prosegue: «Quanto più drastico è il passaggio tra la vacanza e il lavoro, tanto più è evidente quella che possiamo definire sindrome da rientro, caratterizzata da malessere generale, affaticamento, astenia, irritabilità e disturbi del sonno. Alcuni di questi sintomi sono di indole psicologica altri da deficit nutrizionali e disidratazione. Per il recupero di una condizione ottimale bisogna cominciare dalla prima colazione. Ma non conta solo il cibo bensì anche l’acqua. Nella prima fase del rientro sono consigliate acque ricche di minerali per recuperare i sali persi durante l’estate e che continueranno a perdersi per le elevate temperature che di norma perdurano ancora per un mese dopo il rientro».

Occhiali da sole: la lente giusta

ROMA La scelta degli occhiali da sole per l’estate non passa solo attraverso la moda dell’ultima stagione. Sia concessa la scelta della montatura estrosa, ma le lenti devono assolutamente essere polarizzate, in modo che proteggano l’occhio dall’aggressività dei raggi ultravioletti.


In Italia solo l’11% dei giovani e il 10% degli ultra cinquantenni utilizza uno schermo protettivo per gli occhi, che così subiscono i raggi che si rifrangono sulla neve della montagna, sulla superficie del mare e sulla sabbia delle spiagge. Questi raggi, oltre ad accelerare il naturale invecchiamento oculare (che di solito inizia dopo i 40 anni) favorisce l’insorgere di malattie gravi come la foto cheratite e la cataratta, passando per fastidi nella visione notturna e congiuntiviti.
Ecco quindi qualche consiglio per preservare la salute dell’occhio che, specialmente in estate, deve passare dalla scelta giusta di un buon paio di occhiali da sole:

1. Scegliete le lenti come se sceglieste una crema solare: da 0-1, che è una protezione bassa per quando c’è poca luce a 4, protezione forte che ripara quasi al 100% dalle radiazioni del sole.

2. Non sottovalutate il colore delle lenti: quelle azzurre, facendo passare i raggi ultravioletti, sono le meno indicate. Via libera invece alle lenti arancioni, purché non troppo scure, perché assorbono le radiazioni dannose. Perfette, invece, le lenti che tendono al marrone perché escludono i raggi più pericolosi (l’infrarosso e l’ultravioletto).

3. Non comprate gli occhiali sulle bancarelle o in ottiche non specializzate che non rilascino un attestato di conformità. In generale, diffidate da chi non vi certifica la qualità del prodotto che dovrà proteggere uno degli organi più importanti che avete.

Allarme igiene: funghi nocivi nella lavastoviglie

ROMA Attenzione alla pulizia della lavastavoglie. Il 62% delle macchine per lavare i piatti non sono sicure: contengono funghi nocivi per i polmoni e per la pelle. 


A dimostrarlo è stato uno studio pubblicato sulla rivista Medical Mycology. Il vapore prodotto da lavastoviglie, lavatrici, docce e vasche da bagno potrebbe quindi rappresentare un rischio per la nostra salute. La temperatura e il livello di umidità prodotti sono l'ambiente ideale per lo sviluppo di funghi e lieviti neri, esponendo i soggetti al rischio di infezioni polmonari anche serie.

A lanciare l'allarme è un team di ricercatori turchi delle Università di Mersin e di Çukurova, che hanno analizzato 893 campioni raccolti in 177 case diverse, arrivando alla conclusione che il pericolo maggiore viene proprio dalla lavastoviglie e dalle guarnizioni interne. Nel 33% dei casi, i campioni erano positivi alla presenza dei funghi.

La ricerca evidenzia il rischio concreto presente fra le mura domestiche e invita ad attuare quei provvedimenti utili a prevenire pericolose infezioni; la disinfestazione e la manutenzione degli elettrodomestici dovrebbe, dunque, essere periodica e capillare. Per la pulizia si consiglia l’utilizzo di bicarbonato, aceto o candeggina anche all’interno delle guarnizioni.

Dal pompelmo la protezione per il cuore

GLASGOW (Scozia) Le malattie del sistema cardiovascolare rappresentano la principale causa di morte nei paesi industrializzati. Per questo sono numerose le ricerche per la realizzazione di farmaci più efficaci che contrastino queste patologie.


Una buona notizia arriva dallo studio dei ricercatori dell'Institute of Molecular, Cell and Systems Biology presso l'Università di Glasgow, in Scozia. Hanno scoperto l'importante funzione protettiva della naringenina, presente nel pompelmo.

Secondo i dati, pubblicati sulla rivista scientifica Biochemical Journal, questo flavonoide, già noto per l'azione antiossidante e perché conferisce al frutto il sapore aspro, agisce da anti infiammatorio sulle pareti dei vasi sanguigni, inibendo alcuni processi del sistema immunitario, che possono portare all'occlusione di vene e arterie con conseguenze gravi o letali.

Grazie alla scoperta dei ricercatori scozzesi è ora possibile ipotizzare la produzione in tempi rapidi di farmaci di nuova generazione derivati dal pompelmo efficaci, economici e soprattutto meno tossici per l'organismo.

«Siamo rimasti sorpresi - ha spiegato il professor Stephen Yardwood, coordinatore dello studio -, nello scoprire che i flavonoidi isolati dagli agrumi sono stati molto efficaci nel riprogrammare la risposta delle cellule endoteliali umane alle molecole del sistema immunitario, attivando i geni che esercitano un naturale effetto protettivo contro l'infiammazione. Il nostro compito è ora quello di scoprire come la naringenina inneschi questi geni protettivi, il che aprirà la strada allo sviluppo di farmaci per il futuro trattamento delle malattie cardiovascolari».

Cervello più reattivo per chi si ricorda i sogni

Lyon (Francia) Gli studi di psicologia cognitiva hanno dimostrato che la personalità (apertura 
all'esperienza, sottigliezza, capacità di assimilare), la creatività, i risvegli notturni e l'atteggiamento verso i sogni sono significativamente correlati alla frequenza con cui si ricorda l'esperienza onirica.
 

Ora una ricerca pubblicata sulla rivista «Frontiers in Psychology», dimostra che chi ricorda spesso i sogni ha anche una reattività cerebrale maggiore, rispetto alle persone che al risveglio cancellano completamente la memoria onirica.

A giungere a questa conclusione un'indagine condotta presso il Centro di Ricerca Neuroscientifica di Lyon, in Francia: il team guidato dalla dottoressa Perrine Ruby ha registrato con elettroencefalogramma le reazioni cerebrali di un gruppo di 36 candidati sani, prima e durante il sonno, all'ascolto di un elenco di nomi.

Dai dati raccolti è emerso, appunto, che gli individui che ricordano con immediatezza i propri sogni mostrano un tasso di reattività cerebrale più elevato rispetto a chi non ricorda le stimolazioni vocali. La maggiore reattività del cervello, in un circolo virtuoso, faciliterebbe i risvegli durante il sonno e quindi la memorizzazione dei sogni. «Non è un buon o cattivo funzionamento, è solo un modo diverso di elaborare le informazioni - spiega la Ruby -. Quei modi diversi di elaborazione sembrano facilitare la produzione di sogno o la memoria».

martedì 20 agosto 2013

Il virus Hiv sfruttato contro malattie incurabili Capolavoro della ricerca italiana

Il virus dell’Hiv è in grado di curare due malattie genetiche infantili. La scoperta ha del sensazionale ed è un vanto tutto italiano. I ricercatori dell’Istituto San Raffaele e Telethon, hanno raggiunto il risultato sulla base di un’intuizione del 1996 di Luigi Naldini, adesso alla guida del team di lavoro. E oggi i risultati della ricerca condotta nell’ospedale milanese hanno ricevuto il riconoscimento ufficiale da parte della comunità scientifica internazionale con la pubblicazione sulla rivista Science.


Mentre impazza il dibattito sulle cure di Stamina, il gruppo del San Raffaele porta a casa un risultato storico contro due gravi malattie genetiche infantili, la leucodistrofia metacromatica, una patologia neurodegenerativa, e la sindrome di Wiskott-Aldrich, che invece colpisce il sistema immunitario.

In entrambi i casi i ricercatori di «Tiget» (Telethon per la terapia genica) hanno prelevato cellule staminali ematopoietiche (quelle cioè che contribuiscono alla formazione del sangue) dal midollo osseo dei pazienti per poi introdurre una copia corretta del gene difettoso attraverso vettori derivati dall’Hiv, il virus responsabile dell’Aids. Il secondo passaggio è stato quello di reintrodurre nell’organismo le cellule rese sane perché ripristinassero la proteina mancante e responsabile della malattia.

Bambini rinati - Dopo tre anni di studi e comparazioni, sono arrivati i primi frutti. L’americano Jacob (3 anni), il turco Canalp (4 anni) e l’italiano Samuel (9 anni, di Roma) sono potuti infatti quasi rinascere dalla sindrome di Wiskott-Aldrich. Ora Jacob può giocare e andare a scuola senza il terrore di ammalarsi per una banale infezione. Può correre per casa come tutti i bimbi di tre anni, senza indossare quell'elmetto che prima lo proteggeva dal rischio di gravi emorragie in caso di caduta. Alessandro Aiuti, responsabile dell’unità di Ricerca clinica pediatrica del Tiget, in collegamento con il San Raffaele via Skype dalla casa del piccolo Jacob a Philadelphia ieri ha spiegato nei dettagli i progressi: «Nella sindrome di Wiskott-Aldrich» spiega Aiuti, «le cellule del sangue sono direttamente colpite dalla malattia e le staminali corrette hanno sostituito le cellule malate, dando luogo a un sistema immunitario funzionante e a piastrine normali. Grazie alla terapia genica i bambini non vanno più incontro a emorragie e infezioni gravi e possono correre, giocare e andare a scuola». I sintomi della malattia, come infezioni ed eczema, si sono attenuati o sono spariti da 20 a 32 mesi dopo la terapia genica. Inoltre, è stato escluso l’incremento di rischio leucemia.

Ottimi risultati sono stati ottenuti anche su Mohammad (bambino libanese di 4 anni), Giovanni (3 anni dagli Usa) e Kamal (3 anni, egiziano), i primi tre pazienti trattati per la leucodistrofia metacromatica: la malattia, aggredita prima della comparsa dei sintomi, nei tre casi è stata arrestata. Il caso più eclatante, secondo Alessandra Biffi, la coordinatrice della ricrca, è quello di Mohammad: «Ha iniziato la terapia quando aveva solo 16 mesi. Dopo la settimana di cura e i due mesi di osservazione in ospedale, è tornato alla sua vita. È sopravvissuto ai due fratelli maggiori, morti per la stessa malattia, e ormai - conclude la ricercatrice - ha raggiunto in buona salute un’età a cui nessun paziente era potuto arrivare in simili condizioni». Risultati storici.

«A tre anni dall’inizio della sperimentazione clinica i risultati ottenuti sui primi sei pazienti sono davvero incoraggianti», ha spiegato Luigi Naldini, direttore dell’Istituto San Raffaele-Telethon di Milano. «La terapia risulta non solo sicura, ma soprattutto efficace e in grado di cambiare la storia clinica di queste gravi malattie. Dopo 15 anni di sforzi, successi in laboratorio, ma anche frustrazioni, è davvero emozionante poter dare una prima risposta concreta ai pazienti».

Soddisfazione per tutto il team, composto da oltre 70 persone, per uno studio iniziato nella primavera del 2010 e che ha visto il coinvolgimento di sedici pazienti. Importanti i mezzi impiegati sia in termini di persone sia in termini economici, con un investimento da parte di Telethon di 19 milioni di euro (11 sulla leucodistrofia metacromatica e 8 sulla sindrome di Wiskott-Aldrich).

Donne e tumore al seno Giovani, vitali e sole!

Un trattamento specifico per le metastasi ossee è ritenuto necessario e fondamentale per rallentare l’evoluzione della malattia. L’indagine è curata da GfK Eurisko per Europa Donna Italia


Isa Cecchini, direttore del dipartimento GfK Eurisko Healthcare, che ha condotto l’indagine, a cui hanno aderito 84 donne affette da carcinoma metastatico al seno, non ha dubbi: “Il tumore viene descritto da molte come un mostro, una bestia, crudele, indomabile, inarrestabile. Una presenza scomoda, inaspettata e subdola. Ma le donne non si lasciano sopraffare dalla malattia, non si arrendono. Si sentono, anzi, impegnate in una lotta per la vita: uno scontro in cui si sentono parte attiva, protagoniste del proprio destino”. Coinvolgere queste donne, chiedendo loro di mettere a nudo le proprie fragilità, anche su aspetti intimi e delicati come quelli della sfera affettiva e sessuale, non è stato facile. “Partendo dalla mia esperienza di paziente con tumore al seno dall’età di 18 anni e di membro del Consiglio Direttivo di Europa Donna, ho ideato questa ricerca e ho partecipato in prima persona alla prima stesura del questionario e al reclutamento delle intervistate, al fianco di Eurisko, per garantire un’attenzione, una sensibilità ed una cura ancora maggiori nell’approccio alle donne che hanno accettato di partecipare - racconta Francesca Balena, paziente e Consigliere Europa Donna Italia – Superate alcune ritrosie iniziali, le donne intervistate sono state estremamente disponibili ad aprirsi e raccontarsi. E questo ci ha consentito, non solo di raccogliere dati importanti sui loro bisogni da portare all’attenzione degli operatori sanitari, dell’opinione pubblica e delle Istituzioni, ma ha anche offerto loro un’opportunità importante di confronto reciproco e condivisione, che si è rivelato prezioso per sentirsi meno sole, unite dalle stesse difficoltà e dalla stessa determinazione a combattere contro la malattia”.

I principali bisogni segnalati dalle intervistate sotto il profilo terapeutico sono soprattutto legati ad una migliore gestione degli effetti collaterali, che include in ordine di importanza le seguenti esigenze: riuscire a prevenire il più possibile questi effetti collaterali (ritenuto molto importante dall’80% del campione), poterli gestire con farmaci specifici (molto importante per il 73%), avere accesso a farmaci gratuiti, potersi, infine, rivolgere allo specialista nei momenti di bisogno (molto importante per il 76% delle donne). Per tutte le intervistate, la comparsa delle metastasi ossee ha segnato drammaticamente la ripresa della malattia, determinando un forte impatto emotivo: 8 donne su 10 si sono sentite preoccupate e in ansia, mentre circa la metà si è sentita depressa, impossibilitata a svolgere le normali attività quotidiane ed ha avuto problemi di sonno. Ed è proprio contro le metastasi che si vuole combattere, per arrestare o stabilizzare il progredire della malattia e poter vivere con speranza la propria quotidianità. “Disporre di un trattamento specifico per le metastasi ossee è ritenuto importante dall’intero campione delle intervistate, che lo reputano fondamentale per poter rallentare l’evoluzione della malattia e sostenere la speranza.” – continua Isa Cecchini. Secondo Lucia Del Mastro, oncologa dell’Istituto Nazionale per la Ricerca sul Cancro di Genova “A partire dagli anni ’90, sono disponibili trattamenti con farmaci specifici per le metastasi osse (difosfonati). Recentemente, sono stati resi noti i risultati ottenuti con un nuovo farmaco, il denosumab, un anticorpo monoclonale che, rispetto ai difosfonati, riduce ulteriormente l’incidenza delle complicanze scheletriche e ne ritarda la comparsa. Il tempo mediano che intercorre tra la diagnosi di metastasi ossee e lo sviluppo di complicanze scheletriche è passato da circa 11 mesi in assenza di terapie specifiche a circa 26 mesi con l’utilizzo del difosfonato, ad oltre 32 mesi con denosumab”.

sabato 3 agosto 2013

Rimedi naturali contro la nausea in gravidanza

Curare la nausea in gravidanza con i rimedi naturali. Chi in forma più leggera e chi più marcata, tutte le donne nei primi mesi di gestazione si trovano ad affrontare questo fastidioso malessere. La causa principale è rappresentata dallo squilibrio ormonale che colpisce in questi casi una percentuale di circa l’85% delle donne.
La nausea in gravidanza si manifesta solitamente già dopo alcuni giorni dal concepimento, rappresentando spesso anche il principale “campanello d’allerta”. L’ormone responsabile di questo stato è l’HCG (Gonadotropina corionica umana) e viene prodotto dalla placenta. Alcuni rimedi naturali possono fornire un aiuto e un sollievo, fermo restando in questo caso il consiglio di un consulto medico preventivo prima di assumere qualsiasi soluzione erboristica o fitoterapica.

Oltre alle normali controindicazioni dovute a specifiche reazioni allergiche possono intervenire ulteriori situazioni delicate in relazione alla stessa gravidanza. Una volta ricevuto il benestare del vostro ginecologo potrete procedere con alcune delle soluzioni naturali, risparmiando al vostro e al suo organismo un uso non necessario di farmaci.

Rimedi naturali

Ridurre il senso di nausea sul momento è possibile secondo i vecchi rimedi della nonna masticando una fetta sottile di patata oppure uno spicchio di limone, mandarino o pompelmo. Gli agrumi potranno poi essere utilizzati anche per la preparazione di infusi e decotti per alleviare il fastidio e contribuire nei mesi invernali a donare tepore e rilassatezza.

Molto utile sembra rivelarsi anche lo zenzero, che mostra una particolare efficacia nel combattere anche altri tipi di nausea derivati ad esempio dal mal d’auto o d’aereo. In cucina può essere impiegata la radice fresca, facendo però attenzione a non superare una dose giornaliera di 1-2 grammi. Con maggiore tranquillità si può, ricordandosi sempre di non esagerare, ricorrere a questa spezia attraverso tisane e infusi.

Utile in questo caso potrebbe essere “sposarne” il sapore con quello della camomilla, altro rimedio naturale particolarmente indicato in caso di nausea o di mal di stomaco. Questo fiore si mostra utile in molteplici occasioni come la cura degli occhi stanchi e arrossati, dell’ansia e delle scottature e piccole ustioni.

Una tisana è quello che ci vuole anche se si è scelto di ricorrere alle proprietà benefiche della menta o del finocchio. Alcune foglioline della profumata pianta sono poi utili da odorare nei momenti di nausea, possono già così contribuire nei casi più lievi a eliminare il fastidio. In alternativa è possibile consumarla anche in abbinamento al tè verde, meglio se lasciato raffreddare per qualche minuto prima di berlo.

Tra i rimedi consigliati si trova, anche se con qualche controindicazione importante, la liquirizia. Masticarne la radice può donare sollievo alla sensazione di nausea, malgrado ciò è da utilizzare con estrema cautela poiché può provocare importanti innalzamenti nella pressione sanguigna. Da evitare assolutamente in caso di donne soggette a ipertensione.

Tipiche della medicina orientale e nello specifico giapponese sono le pastiglie di prugne Umeboshi, anche esse consigliate in caso di nausea da gravidanza, mal d’auto e d’aereo. Un altro metodo è rappresentato dal consumo dei cosiddetti ghiaccioli Lillipops. Un’invenzione questa volta occidentale, “partorita” da una mamma inglese che non riusciva a vincere questo fastidio se non masticando del ghiaccio.

Questi ghiaccioli sono stati sperimentati di recente anche dall’AOGOI (Associazione Ostetrici Ginecologi Ospedalieri Italiani), che ne ha attestato l’efficacia nel 95% dei casi. Disponibili ad esempio aromatizzati con alcuni dei rimedi sopra consigliati, tra i quali limone, zenzero, camomilla e arancia.

In ultimo un particolare rimedio che si affida per la sua efficacia alla acupressione. Si tratta dei braccialetti antinausea, composti di un tessuto elasticizzato che fa da base a una sfera rigida inerte. Questa “pallina” va appunto a premere su uno speciale punto dell’avambraccio donando la sensazione di sollievo dalla nausea.

Alimentazione e consigli utili

Un’alimentazione priva di fritti, cibi grassi e piccanti è il principale consiglio in caso di nausea da gravidanza. A questa deve accostarsi il ricorso a più pasti leggeri durante la giornata, senza mai eccedere nelle quantità. Tenere sempre a portata di mano pane, cracker e biscotti, approfittando di ogni momento possibile per un po’ di sonno e di riposo.

Rossori? no grazie

La couperose è una condizione molto frequente soprattutto nel sesso femminile (10% delle donne italiane), non grave sul piano della salute ma imbarazzante e in grado di ‘complessare’ chi ne è affetto.


A breve disponibile in farmacia una BB cream appositamente pensata per le donne affette da rosacea
Le guance rosse di Heidi non sempre sono segno di buona salute. Soprattutto dopo i trent’anni possono essere infatti il ‘marchio’ della couperose (o rosacea), una condizione che colpisce prevalentemente le donne (in Italia 1 su 10). I rossori su guance, naso, mento e fronte (ma nei casi più gravi anche su collo, torace, cuoio capelluto e orecchie) non rappresentano magari un problema dal punto di vista della salute, ma certamente non giovano all’autostima e possono causare non pochi disagi e problemi di socializzazione a chi ne è affetto. La National Rosacea Society americana ha svolto al riguardo un sondaggio, arrivando alla conclusione che la couperose provoca importanti ricadute sull’autostima in 3 persone su 4 di quelle che ne sono affette. Oltre a peggiorare in risposta a vari stimoli (radiazioni ultraviolette, caldo, freddo, ingestione di bevande alcoliche ma anche di un bel tè caldo), la rosacea infatti ha anche lo svantaggio di mettere a nudo i sentimenti: un’emozione forte fa letteralmente ‘avvampare’, mettendo ancora più a disagio la persona colpita.
“La rosacea – spiega Adele Sparavigna, Presidente dell’Istituto di Ricerche Cliniche e Bioingegneria Derming - provoca arrossamenti persistenti sul volto causati da vasi sanguigni dilatati e di conseguenza maggiormente visibili. Il fenomeno è dovuto ad una sovraespressione del VEGF (fattore di crescita dell’endotelio vascolare), che favorisce la vasodilatazione e la permeabilità dei vasi sanguigni rendendoli fragili”. E se le donne sono quelle maggiormente colpite da questa condizione, per il ruolo importante giocato dagli squilibri ormonali, neppure gli uomini ne sono risparmiati. È anzi proprio nel sesso maschile che si riscontrano i casi più gravi.
Impossibile affidare la risoluzione del caso a farmaci, che andrebbero assunti vita natural durante. Più importante e fattibile è invece la gestione quotidiana di queste pelli così sensibili, che hanno bisogno dunque di prodotti declinati su misura. Uno degli ultimi messi a punto, che sarà disponibile a breve in farmacia, è la BB cream Sensibio AR, che attraverso i suoi principi attivi (ginkgo biloba, estratto di tè verde e semi di soia) contrasta l’azione del VEGF, il fattore responsabile dei rossori, e svolge un’azione antinfiammatoria. Oltre a questa parte ‘curativa’, il prodotto si comporta anche come una BB cream cosmetica, nascondendo cioè le imperfezioni e conferendo alla pelle un aspetto luminoso e vellutato. Le BB cream (Blemish Balm cream) sono state infatti mutuate dai dermatologi, medici estetici e chirurghi plastici che le utilizzano per proteggere, calmare e rigenerare la pelle arrossata dei pazienti sottoposti a trattamenti laser o a peeling.
La nuova BB Cream Sensibio AR, che contiene anche un fattore di protezione 30 contro i raggi solari, si applica la mattina sulla pelle ben detersa, come trattamento unico multi-azione.
“Questa BB Cream di Bioderma– spiega la dottoressa Sparavigna – serve sia per proteggere la pelle dalle aggressioni ambientali, sia a mascherare il rossore del volto. Più che i tradizionali fondotinta infatti, per queste persone sono indicati prodotti leggeri, con pigmenti in grado di uniformare l’incarnato e formulazioni facili da rimuovere per non stressare ulteriormente la cute del viso”.

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